Cronaca

CUCCIOLO MORTO. DOVE STA LA RESPONSABILITA’?

Ancora incidenti a danno dei randagi. Ieri, un cucciolo è stato trovato morto dai volontari, con la mandibola fratturata, a seguito probabilmente dell’urto di un mezzo. L’animale in questione era uno dell’ultima cucciolata abbandonata nei pressi del rifugio dove i volontari accudiscono altri randagi, in contrada Buonconsiglio, alle spalle del mulino Chiarenza.

Oltre alla questione dell’abbandono, che sembra al momento la più probabile, la morte del cucciolo solleva un altro e più imminente problema: la responsabilità di chi si trova alla guida di un mezzo e colpisce un animale. Investire gli animali e non accertarsi delle loro condizioni rappresenta infatti un reato a tutti gli effetti. Reato che, purtroppo, in questo come in altri precedenti casi avvenuti a Ramacca, non può essere confermato per mancanza anche di un idoneo sistema di videosorveglianza, in merito al quale tuttavia l’amministrazione comunale è già a buon punto.

La cucciolata è stata rinvenuta alcuni giorni fa da uno dei volontari che si occupa dei cani randagi che attualmente si trovano nel rifugio comunale di contrada Buonconsiglio. <<Non abbiamo potuto mettere in sicurezza questi cuccioli perché non abbiamo le risorse umane e materiali per poter accudire altri cani all’interno della struttura – dichiara uno dei volontari – L’amministrazione comunale, e mi riferisco principalmente all’assessore al ramo, Pino Solennità, ci ha sostenuti in molte occasioni. Resta il fatto però che siamo in pochi, e da un anno il numero si è ulteriormente ridotto>>.

Al momento, i volontari che si occupano dei cani all’interno della struttura sono tre, e i randagi di cui occuparsi sono cinque. La domanda a cui allora bisogna trovare una risposta, al di là delle singole problematiche, è questa: chi si assume quindi la responsabilità di un animale morto, investito o maltrattato? E la risposta, naturalmente, non è netta bensì complessa. A Ramacca, sulla questione randagismo le istituzioni sono rimaste indietro, ma la responsabilità è chiaramente altamente condivisa: occorrerebbe difatti che i volontari in azione sull’intero territorio si accorpassero in un soggetto giuridico associativo e che, nondimeno, ogni singolo individuo, consideri l’eventualità che fare del male a un animale, direttamente o indirettamente, comporta delle conseguenze non solo etiche ma anche normative, e che dal modo in cui vengono trattati gli animali si riesce a misurare il grado di civiltà di un corpo sociale.

IL CUCCIOLO MORTO IN CONTRADA BUONCONSIGLIO

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