Cronaca

Produttori agricoli in protesta istituiscono un comitato. La Piana di Catania rischia la desertificazione

È una situazione insostenibile che ha raggiunto ormai un punto di non ritorno quella che stanno vivendo i produttori agricoli (ma non solo) della Piana di Catania, la più vasta distesa coltivata della Sicilia. Il rischio, non più neanche deprecabile perché già in atto, è quello di ritrovarsi in piena desertificazione a causa di una crisi idrica diventata oramai cronica, le cui conseguenze i molti imprenditori hanno proprio visto quasi prendere forma davanti ai loro occhi. Tanto che hanno deciso, circa due settimane fa, di istituire un comitato, il Comitato spontaneo degli agricoltori della Piana di Catania, costituito al momento da circa trecentocinquanta produttori, che si è riunito ieri in contrada Iannarello (al bivio) per fare il punto, anzi i punti, della situazione.

Invasi che non possono contenere l’acqua perché “invasi” dalla fanghiglia, milioni di metri cubi d’acqua persi durante il percorso in condotte decrepite, regolamentazioni da rivedere e abbandono da parte degli enti di competenza e delle associazioni di categoria: è tutta questa la carne messa sul fuoco dal Comitato degli agricoltori ieri pomeriggio nell’incontro che si è tenuto al bivio Iannarello. Tuttavia, come specificato dai membri del direttivo, che si sono passati la parola all’inizio prima di lasciare spazio a tutti gli altri interventi dei produttori, «il Comitato nasce per far fronte alla drammatica crisi idrica e alla malsana gestione delle risorse irrigue da parte del Consorzio, ma sarà occasione per affrontare tutti i problemi della Piana di Catania. Il nostro intento è collaborativo – dichiara il presidente del Comitato, il produttore Gabriele Bellamacina».

I punti più urgenti che il comitato si prepara ad affrontare sono la modifica dell’articolo 1 delle Norme transitorie del “Regolamento per la utilizzazione delle acque a scopo irriguo nel comprensorio”, del Consorzio di bonifica 9 di Catania; la ricerca delle reali cause che hanno portato a temere una desertificazione e quindi il collasso di migliaia di famiglie e di prodotti per il sostentamento; la risoluzione dei molti problemi da cui si origina la dispersione idrica.

In merito al primo punto, il Comitato ha dichiarato che si batterà (tutto il direttivo si è espresso nei termini di una «lotta pacifica») per fare in modo che l’articolo uno del Regolamento non preveda più il totale pagamento dell’intero tributo per l’acqua utilizzata anche qualora questa sia stata impiegata in modo solo parziale, e quindi «equità tra quello che consumiamo e quello che paghiamo». In merito al secondo punto, invece, il Comitato mira a rilevare le cause che nel corso degli anni hanno fatto in modo che si arrivasse alla situazione drammatica, e dunque individuare le scelte prese al livello gestionale da parte degli Enti interessati e del Consorzio. Infine, il grido di allarme lanciato da produttori e imprenditori commercianti, tra i quali Nello Alba (Oranfrizer), riguarda la sistemazione delle condotte e, soprattutto, la gestione delle dighe. A tal proposito, la diga di Pozzillo risulta carente di circa trenta milioni di metri cubi di acqua, a causa di una ridotta capacità di contenimento causata dalla presenza di fango sul fondale.

Propositi che, in realtà, il Comitato vede già come azioni in corso, e i cui risultati di certo si vedranno nel tempo, un tempo che però è ormai agli “sgoccioli” per il riscatto e la continuità della vita di un’intera terra.          

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